Emozioni represse: perché è sano espri­mere ciò che si prova

Una donna con un maglione marrone giace in un rifacimento del letto.

Rabbia, dolore o paura: molte persone imparano presto a reprimere le proprie emozioni. Un meccanismo di difesa che sul momento protegge, ma alla lunga finisce per affliggere il corpo e la mente. Possiamo però imparare a dare spazio alle emozioni in modo consapevole, così da vivere meglio.

Emozioni represse

I sentimenti sono da sempre parte della natura umana. Se da un lato li ricerchiamo, ad esempio quando ci innamoriamo o assaporiamo la felicità in una magnifica giornata estiva, dall'altro li temiamo per via della loro forza travol­gente. E quando le emozioni, soprattutto quelle negative, si fanno troppo intense, minacciose e incontrollabili, le mettiamo a tacere.

Perché reprimiamo le emozioni?

Trattenere le emozioni è un ingegnoso meccanismo di difesa volto a proteggerci dal punto di vista fisico, psicologico e sociale. Se ad esempio ci troviamo in una situazione di grave pericolo, bloccare la paura e il dolore è di vitale importanza. Per poter attivare la reazione di attacco o di fuga, il nostro organismo mobilita infatti energie che non sarebbe in grado di sprigionare se fosse pervaso dal dolore.

Autoprotezione

Per tutelarsi, il nostro sistema nervoso filtra ciò che tende a sopraffarlo per non andare «in cortocircuito». Quando la pressione sul lavoro aumenta o una relazione si fa complicata, lì per lì ignorare ciò che proviamo ci fa risparmiare energia e dà un senso di maggiore sicurezza psicologica.

Condizionamento culturale

Proteggersi da vergogna, critiche ed esclusione ha anche radici culturali: basti pensare che in molti Paesi gli uomini che piangono sono considerati deboli, mentre le donne che esprimono la propria rabbia vengono bollate come aggressive. Fin dall'infanzia apprendiamo che le emozioni possono rompere gli equilibri sociali e che quindi è meglio reprimerle.

Rabbia infantile repressa e conseguenze

Non di rado l'origine della rabbia repressa è da ricercarsi nell'infanzia: nei primi anni di vita spesso si impara che «non è permesso» arrabbiarsi, magari per paura delle punizioni, perché i genitori sono al limite o perché l'armonia sembra essere più importante dell'autenticità dei sentimenti. Ma se la rabbia viene repressa sistematicamente, si delinea uno schema che persiste anche nell'età adulta.

Le conseguenze possono essere molteplici: inquietudine interiore, tensioni muscolari, atteggiamenti passivo-aggressivi, difficoltà con i confini oppure una sensazione di sovraccarico costante. Spesso all'inizio la rabbia repressa si manifesta in modo indiretto, attraverso il corpo o tramite conflitti che sembrano scaturire dal nulla. Se capiamo qual è l'origine di questo schema possiamo imparare a percepire la rabbia come un sentimento sano e ad esprimerla in modo costruttivo.

Che cosa succede quando non si lascia spazio alle emozioni

Il problema nel reprimere le nostre emo­zioni è che ignorarle non le fa sparire. Di solito trovano un altro modo per farsi strada, spesso attraverso il corpo o i nostri atteggiamenti, trasformandosi così anche in veri e propri blocchi emotivi.

Le emozioni represse provocano stress

Vari studi indicano che mettere costante­mente a tacere le emozioni mantiene il sistema dello stress in uno stato di allerta perenne: il cortisolo, l'ormone dello stress, resta sempre a livelli elevati, indebolendo il sistema immunitario e aumentando il rischio di ammalarsi. Si manifestano così disturbi fisici come tensioni muscolari, mal di testa, problemi digestivi o disturbi del sonno. Quanto alle relazioni interpersonali, può risultare difficile lasciare avvicinare altre persone o mostrarsi autentici. Reprimere i propri sentimenti per troppo tempo può inoltre causare depressione o ansia.

Ignorare le emozioni è faticoso

La rabbia repressa può manifestarsi con scatti d'ira improvvisi o atteggiamenti passivo-aggressivi, mentre il dolore inespresso spesso si traduce in un senso di pesantezza e vuoto interiore. È un po' come cercare di tenere sott'acqua un palloncino gonfio: è possibile, ma costa grande fatica.

Come riconoscere le emozioni represse

Non sempre ci rendiamo subito conto che stiamo reprimendo dei sentimenti. Spesso questo meccanismo si manifesta in maniera indiretta tramite il corpo, i nostri atteggiamenti o un senso di malessere interiore diffuso. Ecco alcuni segnali tipici.

  • Disturbi fisici senza una causa chiara
    Frequenti mal di testa, tensioni muscolari, problemi gastrointestinali o disturbi del sonno possono essere un segnale di emozioni represse.
  • Inquietudine o nervosismo
    Ci si sente tesi o sotto pressione anche senza un reale motivo.
  • Reazioni eccessive
    Anche le piccole cose possono pro­vocare reazioni emotive spropositate, come moti d'ira o pianti improvvisi.
  • Senso di vuoto
    Alcune persone non sentono quasi più niente, come se le emozioni fossero anestetizzate o inaccessibili.
  • Tendenza a isolarsi ed evitare gli scontri
    Anziché esprimere i propri bisogni, alcune persone tendono a rinchiudersi in sé stesse o cercano di «ingoiare» tutto.
  • Atteggiamenti passivo-aggressivi
    Spesso la rabbia repressa si manifesta in maniera indiretta attraverso cinis­mo, frecciatine o irritabilità cronica.

Perché è importante accogliere le emozioni

Etimologicamente il termine «emozione» deriva dal latino «emovere», ossia «smuovere». I sentimenti servono a spingere le persone all'azione:

  • la rabbia attiva;
  • l'amore lega;
  • la vergogna trattiene.

Le emozioni vogliono essere riconosciute e interpretate come un segnale dei nostri bisogni. Questo non significa che dobbiamo esprimere senza filtri ogni sentimento che proviamo. Essere aperti al linguaggio delle emozioni ci consente però di conoscerci meglio, perché il sen­timento a cui lasciamo spazio ci racconta cosa è importante per noi, dove è stato oltrepassato il limite o cosa desideriamo.

Validare le emozioni: conse­guenze positive

Accogliere le emozioni non fa bene solo alla salute psicologica e all'autostima, ma anche al corpo: riduce la concentrazione di ormoni dello stress, dà sollievo al sistema immunitario e migliora l'autoregolazione. E la differenza si sente anche nella vita quotidiana: chi prova rabbia riesce a porre più facilmente dei limiti, chi si dà il permesso di vivere la propria tristezza elabora meglio i lutti e chi manifesta apertamente la gioia sente un legame più intenso con le altre persone. Quindi le emozioni non sono soltanto un elemento fastidioso, ma piuttosto una bussola fondamentale per condurre una vita autentica.

Imparare ad accogliere le emozioni: esercizi per tutti i giorni

La buona notizia è che si può imparare a percepire le proprie emozioni e ad esprimerle. Spesso per ritrovare l'equilibrio interiore basta infatti qualche piccolo accorgimento.

  • Respirazione consapevole / esercizi di respirazione: basta sedersi, appoggiare una mano sulla pancia, fare dei respiri profondi e chiedersi cosa si prova in questo momento.
  • Scrittura: si può tenere un «diario dei sentimenti» in cui annotare ogni giorno ciò che è successo e le sen­sazioni provate. In questo modo si rendono visibili le proprie emozioni.
  • Movimento: praticare sport, ballare o fare una passeggiata aiuta a sfogare l'energia accumulata, soprattutto nel caso della rabbia.
  • Dialogo: condividere le proprie emozioni con una persona fidata è di grande aiuto. Spesso basta parlarne per sentirsi già meglio.
  • Rituali se si perde una persona cara: per chi sta affrontando un lutto, scrivere, creare una scatola dei ricordi o fare delle passeggiate commemorative può aiutare a tirare fuori il dolore represso.
  • Darsi tempo: i sentimenti non devono essere immediatamente tradotti in parole; a volte basta percepirli a livello fisico e non metterli a tacere.

Quando è bene chiedere un aiuto professionale

Talvolta da soli non riusciamo a entrare in contatto con le nostre emozioni. Quando i sentimenti sembrano perennemente inibiti, i disturbi fisici persistono o insorgono sintomi psichici può essere utile ricorrere a un aiuto professionale, magari con un percorso di coaching o di psicoterapia. Così si impara a riconoscere le emozioni, a dare loro un nome e ad esprimerle in modo sano.

Le emozioni come bussola interiore

Le emozioni non sono un elemento di disturbo, ma una bussola interiore che ci indica cosa conta per noi e dove sono i nostri confini. Nell'immediato può avere senso mettere a tacere certe emozioni, ma a lungo andare riconoscerle con consapevolezza e darsi il permesso di provarle rafforza il corpo e la mente. Infatti, chi si confronta con i propri sentimenti ha più vitalità e assapora la vita in modo più intenso.

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